DEVO RACCONTARLO. NON POSSO FARE A MENO DI RACCONTARLO.
Rare sono le volte che passo, per andare in centro, sotto i portici dell’ hotel Vittoria. Sabato 18 gennaio, il mio incedere mi porta per caso o per karma, proprio davanti alla porta girevole in legno del Vittoria. La sbirciatina è d’obbligo e la sorpresa di intravedere all’interno della hall, una mostra fotografica allestita, stimola la mia curiosità e la mia voglia di conoscere. Una fotografia, decontestualizzata rispetto all’installazione, fa sobbalzare la mia pacata spensieratezza, che di solito, accompagna i miei sabato pomeriggio.
Incuriosito chiedo:
“ ma questa immagine, fa parte della mostra? “
Con sentito orgoglio, la ragazza al desk delle informazioni del Vittoria, gentilmente risponde :
“ no, questa fotografia non fa parte della mostra, ma è comunque dell’autore dell’esposizione”
Documento col cellulare la stampa fotografica appesa alla colonna della hall e, deluso e amareggiato, ripercorro a ritroso la porta girevole in legno dell’hotel Vittoria, oramai incurante della mostra esposta. Due passi fuori e il direttore dell’hotel mi raggiunge e chiede spiegazioni per la mia sospetta reazione culminata con lo scatto col cellulare.
Niente turbato, rispondo :
“ la fotografia appesa, che ritrae la giovane Luisa Corna, è uno “scatto non utilizzato” di un lavoro eseguito 20 anni orsono quando ero fotografo nello studio, da me ideato e fatto crescere, il “Day Light Studio”. L’unico mio socio, titolare con me delle immagini, era Angelo Bettoni e la fotografia appesa fa parte di una produzione pubblicitaria per la realizzazione del catalogo Barozzi eseguito con l’agenzia Mistral Comunicazione”
E con ferma decisione concludo :
“Quindi; la fotografia appesa è attribuita, sicuramente per errore, a un autore sbagliato”
L’imbarazzo del direttore fa presagire un finale a sorpresa :
“ Questa immagine mi è stata proposta dall’autore della mostra esposta a una cifra importante per una fotografia e l’abbiamo comunque acquistata. So anche, che altre foto della stessa serie, sono state vendute a un commerciante della zona”
Concludo questo racconto con la mia risposta, pronunciata lentamente, sottovoce, appena fuori dalla porta girevole in legno dell’hotel Vittoria :
“ AAAAAH ”
Altro, per amarezza o per mia ignoranza nella comprensione dei meccanismi del “mondo” fotografico bresciano, non sono riuscito a dire.
Scusate, ma non potevo fare a meno di raccontarlo.